Un po' complicato orientarsi in quel marasma che fu il primo post-Wire dei primi '80. Se Newman si esaltò in una serie di uscite entusiasmanti, Lewis e Gilbert diedero sfogo alle loro velleità sperimentali con una raffica di dischi sotto svariati moniker come B.C. Gilbert & G.Lewis, Cupol, Duet Emmo, e Dome, qui immortalati nel loro debutto.
Portando avanti il discorso più integerrimo di 154, i due proseguivano con la scarnificazione della forma canzone, con le angosce portate al parossismo, con l'alienazione dal melodismo e con la contaminazione elettronica, ai confini con l'industriale ed il rumorismo. Non mancavano gli spunti più convenzionali, come del resto ci avevano abituato nella trilogia; semplicemente venivano annegati in un unverso parallelo fatto di emissioni sulfuree, di ambientazioni spettrali e rimbombanti. In certi frangenti, rievocante la geniale schizofrenia di Half Machine Lip Moves dei Chrome. Essenziale e superiore ai successivi targati sempre Dome.
Nessun commento:
Posta un commento