Altro personaggio nipponico da esplorare a tutto tondo. Makoto Kurita, chitarrista d'estrazione ma sostanzialmente un polistrumentista, esordì a soli 18 anni con questo disco dopo un testardo e determinato peregrinare fra Tokyo e la città natale. Fu l'inizio di una carriera artistica che è proceduta con relativa costanza fino ai primi anni zero.
E' un disco a due facce, Magical Power, che sintetizza una personalità bizzarra, seppur ancora adolescente, strabordante di idee. La prima parte è composta da stranezze assortite: deliri vocali da karate-kid, meditazioni sommesse, concretismi, percussionismi, folk giapponese stranito (gli irresistibili virtuosismi di shamisen su Tsugaru). A partire da Flying, la sesta traccia, inizia ad emergere l'animo più musicale di Kurita, quello di un cantautore psichedelico dai tratti onirici ma capace anche di fughe chitarristiche di grande impatto. E di elaborare un a suite barocca di oltre 12 minuti, Look up the sky, un collage visionario che chiude il disco con autorevolezza. Da segnalare la presenza, in un paio di tracce, di un giovane Keiji Haino alla voce.
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