domenica 6 maggio 2012

Built To Spill - Perfect from now on (1997)

Capita mai? Ritrovi un disco che non ascolti da qualche anno e pensi "ma come ho fatto a non desiderarlo neanche una volta in questi ultimi anni?". Poi fra parentesi occorre dire che capita con altre decine e decine, ma per Perfect from now on si può anche recriminare.
Infatti oggi non ho fatto altro che lasciarlo girare all'infinito, 6 o 7 volte, traendo lo stesso piacere. E' uno di quei monumenti che elevano un po' più in alto l'indie-rock degli anni '90, un manuale delle chitarre filigranate, della scientifica efficacia di Martsch nel saper scrivere songs che sono complicate e semplicissime allo stesso tempo.
E pensare che la genesi del disco fu una saga drammatica: prima Martsch provò a registrarlo da solo, poi insoddisfatto chiamò la sezione ritmica di Nelson e Plouf ed andò bene ma il master andò distrutto dal caldo (!). Che fosse destino che un tale capolavoro avesse veramente bisogno di tre registrazioni per vedere la luce?
E poi, quante bands avrebbero potuto ricavare interi dischi da ogni singolo pezzo di questi 8? Infine, come estrarre le proprie sensazioni di fronte a tutto questa messe di meraviglia? Posso isolarlo in un momento simbolo singolo?
L'entrata del mellotron e l'ultimo minuto e mezzo di Made-up dreams.

1 commento:

  1. non lo dice nessuno?
    mi sembra quasi impossibile.
    allora lo dico io.
    uno dei miei dischi preferiti di sempre!

    Lorenzo

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