Anche se abbastanza derivativi di diversi stili, i Carta con questo bel disco si sono rivelati principalmente come la risposta californiana agli attuali Piano Magic.
L'imprinting elegantemente post-gotico che contraddistingue gli inglesi esce non solo prepotentemente negli splendidi strumentali atmosferici di Santander, Sidereal e Who killed the clerk, ma si capta un po' nella maggior parte dei titoli.
Inoltre c'è dello slow-core cameristico (zona Gregor Samsa), riferimenti assortiti ai '90 più gentili (l'arpeggio di Building Bridges ricorda persino il Jeff Buckley di Grace), ed, insomma, un bel po' di nomi che adesso non mi sovvengono...
Quindi un ascolto molto gradito a chi ama le sorgenti, e poco di più.
L'imprinting elegantemente post-gotico che contraddistingue gli inglesi esce non solo prepotentemente negli splendidi strumentali atmosferici di Santander, Sidereal e Who killed the clerk, ma si capta un po' nella maggior parte dei titoli.
Inoltre c'è dello slow-core cameristico (zona Gregor Samsa), riferimenti assortiti ai '90 più gentili (l'arpeggio di Building Bridges ricorda persino il Jeff Buckley di Grace), ed, insomma, un bel po' di nomi che adesso non mi sovvengono...
Quindi un ascolto molto gradito a chi ama le sorgenti, e poco di più.
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