Indicato da Mattioli di BU come uno dei classici più conosciuti (?) della library italiana anni '70, questa sonorizzazione evidentemente destinata ad un documentario sociale negli anni di piombo è firmato dall'unica donna di cui abbia letto l'esistenza nel gruppone storico dei compositori.
Ed è in effetti un gran bel prodotto, un giusto mix fra atmosfere surreali, stralci di lounge accomodante e fasi psichedeliche notevoli.
Sin dall'intro di Ignoto si penetra in una nebbia ovattata, per un motivo condotto da vibrafono e flauto. L'alternanza di ambientazioni stimola un ascolto molto attento: Angoscia è un astratto tribale che non può non ricordare i Pink Floyd di Up the Khyber (da More).
Fabbrica e Oppressione sono inseguimenti da film giallo, Occultismo un incubo per voci da girone infernale, Noia un bello e compassato esercizio per piano elettrico e campanelli.
I titoli restanti stemperano le atmosfere cupe con qualche leggerezza melodica giusto per allentare la tensione, per un risultato finale coinvolgente.
...che storia!
RispondiEliminascarico.
obrigado