martedì 22 maggio 2012

Daniela Casa - Società malata (1975)


Indicato da Mattioli di BU come uno dei classici più conosciuti (?) della library italiana anni '70, questa sonorizzazione evidentemente destinata ad un documentario sociale negli anni di piombo è firmato dall'unica donna di cui abbia letto l'esistenza nel gruppone storico dei compositori.
Ed è in effetti un gran bel prodotto, un giusto mix fra atmosfere surreali, stralci di lounge accomodante e fasi psichedeliche notevoli.
Sin dall'intro di Ignoto si penetra in una nebbia ovattata, per un motivo condotto da vibrafono e flauto. L'alternanza di ambientazioni stimola un ascolto molto attento: Angoscia è un astratto tribale che non può non ricordare i Pink Floyd di Up the Khyber (da More).
Fabbrica e Oppressione sono inseguimenti da film giallo, Occultismo un incubo per voci da girone infernale, Noia un bello e compassato esercizio per piano elettrico e campanelli.
I titoli restanti stemperano le atmosfere cupe con qualche leggerezza melodica giusto per allentare la tensione, per un risultato finale coinvolgente.

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