Sorpresa italiana dell'anno scorso, questi anconetani che sfornano un ruvido meltin' pot memore di tante cose '90 con intelligenza ed esperienza (sono tutti over 30).
Il disco è trascinante e ricco di soluzioni: il noise più blueseggiante (Cows) e quello psicotropico (Butthole Surfers) sono solo i punti di partenza, perchè i BMC sanno personalizzare grazie all'uso massiccio del sax, quello intelligente di synth e moog, non hanno uno schema predefinito per le composizioni ma sanno sorprendere con virate nette ed inaspettate (anche più di una per ogni pezzo). Inoltre, di certo non guasta avere in formazione un cantante davvero notevole che sembra un incrocio fra Jello Biafra, Captain Beefheart e il primo Jaz Coleman.
Da annoverare in scaletta: la compulsiva ossessione di Night Dress, il solenne e acido doom di Spiderwebs, il torbidissimo blues di Flameless hell, e soprattutto i 7 minuti di The loss, vera e propria suite che, iniziando da un incubo lisergico evolve in un astrazione quasi ambient.
Non li devo perdere la prossima volta che passano da queste parti.
Il disco è trascinante e ricco di soluzioni: il noise più blueseggiante (Cows) e quello psicotropico (Butthole Surfers) sono solo i punti di partenza, perchè i BMC sanno personalizzare grazie all'uso massiccio del sax, quello intelligente di synth e moog, non hanno uno schema predefinito per le composizioni ma sanno sorprendere con virate nette ed inaspettate (anche più di una per ogni pezzo). Inoltre, di certo non guasta avere in formazione un cantante davvero notevole che sembra un incrocio fra Jello Biafra, Captain Beefheart e il primo Jaz Coleman.
Da annoverare in scaletta: la compulsiva ossessione di Night Dress, il solenne e acido doom di Spiderwebs, il torbidissimo blues di Flameless hell, e soprattutto i 7 minuti di The loss, vera e propria suite che, iniziando da un incubo lisergico evolve in un astrazione quasi ambient.
Non li devo perdere la prossima volta che passano da queste parti.
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