No, decisamente non è più stato il dynamite-kid che si arrochiva allo spasimo sulle trame avant-hardcore degli Squirrel Bait, un po' alla Westerberg ma con un identità impressionante anch'egli alla stregua dei compagni suonanti. Il tempo passa per tutti e anche Searcy si è lasciato alle spalle quella testimonianza ma, invece di evolversi in direzioni sperimentali come Grubbs & McMahan e gli altri, il louisvilliano è retrocesso ad un tradizionalismo canzonistico; onesto quanto vuoi, ma sempre retrocesso.
Chiaro che non è corretto dargli colpe specifiche per questo: Could you please fu il suo primo disco da solista, dopo esperienze in un paio di bands non proprio irresistibili e nel frattempo diventò un agente immobiliare con tanto di scheda biografica professionale ben accessibile. Il suo è un songwriting semplice e potenzialmente di successo, sia in zona power pop che in un'area folk-rock modello Counting Crows / Soul Asylum; eppure si sente che in fondo l'onestà c'è, ed un paio di pezzi come Broken e la splendida Movie star life ti si attaccano dentro come alcune delle migliori piacionerìe di Robin-Sophia-Proper-Sheppard.
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