Nel giro di un paio d'anni, la sigla Scorn subisce una di quelle mutazioni che ha velocità maggiore della luce. Harris si ritrova da solo, senza più Bullen, ed abbandona egli stesso la batteria per diventare un musicista elettronico. Gyral è un coacervo di ritmi anemici e di emissioni di elettronica algida, in cui non è più rimasta traccia nemmeno del dub: l'unica parvenza musicale resta un piano minimalista che ogni tanto fa capolino.
Ricordo che ai tempi divise: da un lato i recensori amanti dell'elettronica salutarono Harris come un nuovo paladino, dall'altro gli scettici art-metallari lo salutavano e basta al proprio destino. Certamente non ha sconvolto la storia, ma il sound da bassifondi di Gyral mantiene intatto il proprio fascino lunare, ancora dopo 18 anni.
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