lunedì 14 ottobre 2013

Rope - Heresy, and then nothing but tears (2006)

Heresy è stata la prima cosa che ho ascoltato dei Rope e ricordo la mia grande sorpresa e l'entusiasmo che mi provocò. Ora, osservandolo in prospettiva, si può dire che sia la summa artistica di quanto proposto (anche se non potrei individuare un episodio migliore dell'altro, sono tutti e 3 stupefacenti) e che culmina con i 20 minuti di Grand humiliation of misery, definito da SIB un western morriconiano ambientato su Marte.
Kendrick acquista coraggio e spazio: su She the assassin, sulla title-track e Blood stained lust le sue bordate martellanti invigoriscono il tessuto sfibrato delle trame sempre più elaborate e dissonanti di Drazek; sembra quasi di sentire una versione lunare degli Storm & Stress con zero-0-zero voglia di scherzare.
Nella seconda parte del disco scivola circospetto Eugene Robinson, che sostituisce Iwank alla vocalità lugubre e schizofrenica, con gli effetti che si potevano preventivare: l'adattamento è perfetto e il suono si fa  sempre più rarefatto nella notte impenetrabile di Chicago.
Obiettivamente sarebbe stato improbabile fare di meglio e andare oltre un percorso così impressionante, a meno di non cambiare drasticamente area. Drazek e Iwank giunsero perciò a fine missione e l'anno successivo divisero le loro strade. Il resto è un altra storia; onore e gloria ai Rope.


Nessun commento:

Posta un commento