sabato 5 ottobre 2013

Steve Roach - Dreamtime Return (1988)


Monumentale e monolitico archetipo di ambient puramente tastieristica, con sprazzi di etnica dovute a dibattimenti di percussioni che a tratti movimentano un po' questo oceano che segue la curva del pianeta con solennità e perchè no, anche candore, senza nulla togliere.
Onestamente, è l'unico disco che conosco di Roach e lo ascolto oggi per motivi criticamente e cronicamente noti: bello, bellissimo e monumentale, i suoni cristallini e tutto, però....due ore e passa sono difficili da seguire, quindi risulta un po' complicato trarre una disamina sulla concettualità del disco, sempre che ce ne sia una (pare sia l'Australia). Sottofondo di lusso, sia ben chiaro; ma dopo averlo ascoltato una volta non scatta quella freccia che fa breccia.

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