Da quando, un paio d'anni fa, ascoltai per la prima volta i Rollerball, sono corso a procurarmi la loro intera discografia ed ho scoperto qualcosa di più di un interesse. Non ho modo di sapere se sono ancora attivi (l'ultimo disco è del 2009), ma la sostanza è che questi art-rockers hanno creato una formula chimica intrigantissima a base di free jazz (l'iniziale Pest suona come una variazione di The end of an ear di Wyatt), grossi echi canterburyani (meraviglie come Lon chaney e Earth 2 wood) e sballi astratti come manco i Jackie-O Motherfucker.
Isolati da qualsiasi scena ma in grado di attirare piccoli seguiti in tutto il mondo, i Rollerball sono da ascoltare in tutta la loro complessità, che dopotutto suona mai pesante e si fa amare per le spiccate melodie che affiorano.
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