Troppi, troppi dischi hanno rilasciato i VTB per potersi fregiare di un identità ben marcata. Si potrebbe dire la stessa cosa del loro patrocinante Stapleton, ovvio, ma i contesti storici sono ben diversi. A parte questa recriminazione, Five Hundred boy piano è un ottimo melting pot di sperimentazioni brade: i vocalismi spiritati di The tallest people in the world, i dadaismi allucinati della title-track, le arie residentsiane di I am the mould, le psicosi folkeggianti di Seeker contribuiscono all'ennesima elevazione di astrusità con cui il combo inglese ha saputo destreggiarsi negli anni: certamente le progeniture (anzi gli antenati, direi) sono di chiara fonte, ma vale la stessa regola per tutti i generi: ciò che conta è lo stile e VTB l'ha sempre avuto, chiaro e forte.
giovedì 3 aprile 2014
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento