venerdì 18 aprile 2014

V/Vm - White Death (2006)

E' stato il primo pseudonimo a rappresentare Kirby, quello che gli ha procurato più visibilità visto l'approccio elettro-noise dissacrante ed oltraggioso nel manipolare materiale altrui. Eppure ad un certo punto, mentre The Caretaker iniziava a prendere la mano, anche V/Vm ha cambiato pelle ed ha messo in mostra un autore di grande talento ormai capace di regalare (in tutti i sensi, vista la mole di files uploadati gratis dallo stesso) emozioni a volontà. Ora il progetto è fermo dal 2007 e forse non aveva più senso continuare ad utilizzarne il nome, visti gli sviluppi. White Death è un concept dedicato al naufragio nei ghiacci marini di tale Valerian Albonov ed è semplicemente stupendo, stupisce per la capacità collagistica tale che sembra veramente suonato da cima a fondo, ammalia per la profondità dei temi conduttori, avvolge la stanza e la permea di atmosfere multiformi. Apre Valerian Albonov con una ragnatela di sinfonismi drammatici: The Saint Anna, la barca coinvolta che si fa strada nelle nebbie più impenetrabili, fatte di goticismi spettrali. The Death of Nilsen è un fumo caretekeriano che risale dalle acque gelide, Northbrook Island un barocchismo incantato, Sedov's camp un cicaleccio commovente, Snowblindness un muro sinfonico di imponenza cinematografica.
Il meglio sta alla fine; White Death con i suoi 9 minuti di dolenza pastorale è fra le 4-5 cose più belle che Kirby abbia mai fatto, e la coda di Homecoming regala brividi a profusione. Date queste partiture ad un orchestra vera, al posto dei soliti tromboni; cosa ne uscirebbe?

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