Anzichè restare ancorati agli stilemi dell'epic-instru sul brillante disco d'esordio, gli olandesi hanno preferito introdurre il canto, ordinare ancor di più le strutture e svoltare verso un post-slow-core che sa tanto di anni '90.
Detto che la voce non è certo entusiasmante e quando va bene sembra una versione fredda e meno espressiva di Jason Molina, le capacità di songwriting restano di medio-alta qualità e regalano belle tessiture come The sun, Black Map e Golden medals. Nel complesso i WVD così facendo sono diventati un incrocio fra Van Pelt e i Rodan meno agitati, pur non avendo il talento di nessuno dei due. Insomma, un passo indietro; d'accordo il cambio, ma erano meglio prima.
Ciao Webbaticy, qui Evil Monkey. Scusa se occupo questo spazio, ma sto raccogliendo un po' di adesioni da altri blogger per un progettino sulla 'musica sommersa' e sulla sua esplorazione. Non ho trovato altro modo di contattarti se non direttamente qui... se ti interessa rispondimi pure su theevilmonkeysrecord@libero.it
RispondiEliminaCiao e grazie comunque!