Dalla famigerata Beech Marten, un altro di quei bootleg tirati fuori in chissà qual modo nei primi '90 che comprai a poche lire da Nannucci per posta. Inquadrati in un momento di svolta, poco prima dell'ammutinamento di Ridgway, Nanini e Noland, i WOV in questo concerto apparivano in formissima e suonavano molto più freschi e coinvolgenti rispetto alle prove in studio.
A 20 anni dalla prima volta che lo ascoltai, ancora oggi mi chiedo: ma dov'è il basso? O ci fu un problema a livello di registrazione nel soundboard oppure Gray suonava solo il synth in coppia con Noland. Al di là di questo, dopo averci fatto l'orecchio con lo sprint iniziale di Call Box, è una mancanza da poco perchè la vera anima dei WOV esce alla grande, priva di qualsiasi filtro produttivo e con le sue migliori qualità; la voce di Ridgway, la chitarra squillante di Moreland (ex-metallaro in cerca di qualcosa di diverso) e le architetture, semplici ma curatissime, per non sottovalutare l'apporto di Noland, che oltre a suonare il synth faceva i controcanti e la tromba, e il percussivismo atipico di Nanini, libero da vincoli grazie alla drum-machine.
Quindi, wave-western-elettronico reso con vigoria e passione; ci sono le migliori creazioni come Lost Weekend, Call of the west, Interstate is, Long Arm, Ring of fire nonchè la celeberrima Mexican Radio. E' la cosa che preferisco di tutto il loro repertorio.
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