lunedì 25 luglio 2011

Azalia Snail - Fumarole rising (1994)


(scritto da G.C.)
La polistrumentista Azalia Snail (è il suo vero nome), nata nel Maryland, ma formatasi definitivamente nell’ambiente dell’avanguardia newyorchese, segna con la sua opera un’ulteriore evoluzione del pop psichedelico.
La forma canzone, debitamente elaborata, viene resa con esecuzioni o dilatate o sbilenche che solo un’interpretazione facile alle ghiottonerie del luogo comune può imputare a certi sperimentalismi, da lei peraltro ammessi, con droghe allucinogene. In realtà ogni composizione di Fumarole rising è basicamente una ‘bella canzone’ folk trasfigurata volontariamente e lucidamente dal suono spaziale e straniato di chitarra e voce, e resa unica, di volta in volta, da arrangiamenti e trattamenti peculiari; il risultato è quello di render vita ad un collage finale compatto e, ad un tempo, straordinariamente variato. Se, ad esempio, in Fumarole/Fumarole rising, la tromba accompagna sognante la narratrice, nell’iniziale e bellissima Into yr. world i fiati intermezzano trionfanti la elementare struttura testuale; Cast away (the saga of Jeannie Berlin) ha un andamento da filastrocca psichedelica; il breve capolavoro You belong to you presenta percussioni in avanscoperta, voce fluttuante, e ancora i fiati a dare nerbo, sullo sfondo; in Sour cherry è invece l’armonica l’elemento caratterizzante, mentre in Solace nemesis le consuete atmosfere rarefatte si avviano, inopinatamente, ad una coda con solo di chitarra vagamente spagnoleggiante. Please don’t come here annega nel noise deliberato, ma è con i due strumentali Cuckoo clock e, soprattutto, Hidden Addendum che Miss Snail tocca il vertice del suo lato free form: il primo pezzo è dominato dalla chitarra onirica dell’Autrice il cui andamento pare sempre sul punto di slabbrarsi definitivamente; in Hidden, invece, due linee musicali simbiotiche, l’una più pesante e cupa, l’altra sfuggente e spacey, costruiscono quattro minuti dal sapore enigmatico ed arcano.
Azalia Snail delimitò, durante gli anni Novanta, un enclave creativo unico, sconosciuto ai più, le cui vie d’accesso, viste le difficoltà di classificazione, risultano ancor oggi ardue.
Per questo merita l’ascolto e il proselitismo.

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