La cosa simpatica del Teatro è che io personalmente non avrei scommesso proprio un niente sul successo indie che ha ottenuto. Non tanto per la validità della proposta che anzi sono qui a ribadire, quanto sul fatto che mi ha sorpreso parecchio che una proposta così squisitamente nineties abbia potuto ottenere tali attenzioni, specialmente in un momento in cui il successo va addosso a gruppi insipidi e piatti come gli A toys Orchestra o a cariatidi imbolsite come gli ultimi Baustelle, tanto per fare due nomi eclatanti.
Va dato merito a Capovilla di essersi rimesso in discussione al momento giustissimo: abbandonata la macelleria degli One Dimensional Man, abbandonato il basso, si è reinventato frontman trascinatore con testi in italiano, che più immediati non si poteva. Liriche che indugiano sulla sfera interiore di un uomo rosicato dagli esistenzialismi, dai rapporti interpersonali che non vanno mai bene, pieno di rammarichi (con tanto di citazione in omaggio a Demetrio Stratos, con quell'abbiamo perso la memoria del 20esimo secolo nella title-track).
Musicalmente il supporto, che include ancora Favero e Valente, gli altri due ODM, lascia perdere le componenti blues-noise per concentrarsi in un suono asciutto e graffiante, tipicamente alternative, privo di fronzoli e prodotto in modo essenziale. Anche se l'influenza dei Jesus Lizard sembra continuare ad ossessionare in più punti la compagnia, non mancano i pezzi killer che fanno presa immediata, come E lei venne!, Compagna Teresa, Carrarmatorock. Nel finale c'è spazio anche per qualche pausa meditata, La canzone di Tom e Maria Maddalena, con buoni risultati anche compositivi.
L'altra cosa simpatica del Teatro, infine, è la naturalezza e la spontaneità che subodora dalla sua musica. Davvero non ci colgo nulla di artefatto. E questo è molto.
Va dato merito a Capovilla di essersi rimesso in discussione al momento giustissimo: abbandonata la macelleria degli One Dimensional Man, abbandonato il basso, si è reinventato frontman trascinatore con testi in italiano, che più immediati non si poteva. Liriche che indugiano sulla sfera interiore di un uomo rosicato dagli esistenzialismi, dai rapporti interpersonali che non vanno mai bene, pieno di rammarichi (con tanto di citazione in omaggio a Demetrio Stratos, con quell'abbiamo perso la memoria del 20esimo secolo nella title-track).
Musicalmente il supporto, che include ancora Favero e Valente, gli altri due ODM, lascia perdere le componenti blues-noise per concentrarsi in un suono asciutto e graffiante, tipicamente alternative, privo di fronzoli e prodotto in modo essenziale. Anche se l'influenza dei Jesus Lizard sembra continuare ad ossessionare in più punti la compagnia, non mancano i pezzi killer che fanno presa immediata, come E lei venne!, Compagna Teresa, Carrarmatorock. Nel finale c'è spazio anche per qualche pausa meditata, La canzone di Tom e Maria Maddalena, con buoni risultati anche compositivi.
L'altra cosa simpatica del Teatro, infine, è la naturalezza e la spontaneità che subodora dalla sua musica. Davvero non ci colgo nulla di artefatto. E questo è molto.
grandi grandi...
RispondiEliminaDisco pazzesco e il successivo pure meglio!