Ovvero come metter su un supergruppo sprecando due fra i più grandi assi dell'alternativo americano dei '90 (Denison e Stanier), un illustre gregario (Rutmanis) e facendo un disco che non ne azzecca una-che-una.
Questo il grande buco nell'acqua di Patton, allestitore di super-formazioni da quando abbandonò i Faith No More, grande vocalist, grande performer e sperimentatore, per carità non si discute la qualità e lo spessore del personaggio, ma privo di almeno un capolavoro in carniere che si faccia ricordare in quanto tale.
L'eponimo potrebbe anche definirsi un disco solista del cantante che viene supportato da un trio qualsiasi di session men. Il fatto è che non ricorda in particolare nessuna delle band di provenienza (a parte qualche passaggio reminescente dei FNM di Angel Dust, ma senza particolare brillantezza), ed è ancor più grave perchè significa che il combo ha cercato di trovare vie traverse ma è incappato in una serie di brani fiacchi, senza ispirazione, recintati in un compromesso in cui i 4 si sono infilati senza vie d'uscita. Denison è irriconoscibilmente sotto tono, Stanier suona come un batterista qualsiasi, in sottofondo, senza far mai drizzare le orecchie. Si cerca il colpo ad effetto in continuazione, si trovano zero idee in risposta, con Patton a sfoggiare il campionario vocale, che da solo non salva certo capra e cavoli.
Fosse uscito per una major, si sarebbe potuto parlare di speculazione bella e buona. Da accantonare senza riserve.
Questo il grande buco nell'acqua di Patton, allestitore di super-formazioni da quando abbandonò i Faith No More, grande vocalist, grande performer e sperimentatore, per carità non si discute la qualità e lo spessore del personaggio, ma privo di almeno un capolavoro in carniere che si faccia ricordare in quanto tale.
L'eponimo potrebbe anche definirsi un disco solista del cantante che viene supportato da un trio qualsiasi di session men. Il fatto è che non ricorda in particolare nessuna delle band di provenienza (a parte qualche passaggio reminescente dei FNM di Angel Dust, ma senza particolare brillantezza), ed è ancor più grave perchè significa che il combo ha cercato di trovare vie traverse ma è incappato in una serie di brani fiacchi, senza ispirazione, recintati in un compromesso in cui i 4 si sono infilati senza vie d'uscita. Denison è irriconoscibilmente sotto tono, Stanier suona come un batterista qualsiasi, in sottofondo, senza far mai drizzare le orecchie. Si cerca il colpo ad effetto in continuazione, si trovano zero idee in risposta, con Patton a sfoggiare il campionario vocale, che da solo non salva certo capra e cavoli.
Fosse uscito per una major, si sarebbe potuto parlare di speculazione bella e buona. Da accantonare senza riserve.
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