domenica 23 marzo 2014

The Necks Live In Melting Box, Rimini, sabato 22-03

(la location di giorno)
(la location in notturna)
(prima del live)
Nell'avveniristica situazione del Melting Box, situato alla periferia di Rimini, ieri sera si è tenuto un piccolo grande avvenimento culturale. Grazie all'operato del simpatico Matteo, gestore di un bar riminese e curiosa controfigura di Frank Zappa, il trio australiano fuoriclasse dei Necks ha tenuto un concerto per pochi intimi (saremo stati neanche una quarantina), seduti sul pavimento a pochi centimetri dagli stessi. Osservare i maestri in azione e subirne l'impro-opera in una situazione così diretta (quasi intima, direi) per me è stata un esperienza di enorme intensità.
Prima di tutto, la location. Una specie di hangar in lamiera grecata esterna con la parete che dà sul giardino inclinata di 45° verso l'esterno, di proprietà di uno studio di architettura. Luogo che non sembra proprio avvezzo ad ospitare concerti, da qui la quasi necessità di sedersi sul duro pavimento, ma dal fascino indiscutibile.
Intorno alle 22.30 F.M. Palumbo dei Larsen, il loro agente nazionale, annuncia l'inizio del live, diviso in due tronconi di un ora separati da una breve pausa. I tre, con fare rilassato e sornione, prendono posizione.
Le dinamiche interne sembrano elementari quanto misteriose. Tutto parte da una frase di pochissime note di Swanton al contrabbasso, dopo un paio di minuti Abrahams inizia a sgocciolare qualche nota al piano, con parsimonia. L'ultimo ad entrare è Buck, che secondo me è stato l'elemento più interessante da osservare: il suo stile alla batteria è unico ed inclassificabile.
Come un motore che necessita di scaldarsi a dovere, l'alchimia dei Necks ha bisogno di carburare con pazienza ed estrema concentrazione. In tal senso, la seconda ora è stata letteralmente fenomenale.
Nel momento a mio avviso più memorabile della performance, visibile nel 4° video fra i sottostanti, Abrahams stava compiendo giochi di prestigio sulle note più alte della tastiera con una gragnuola di note impenetrabili, prima di entrare nel tunnel minimalistico con l'uso massiccio del pedale destro. Swanton distillava note profonde prima di estrarre l'archetto e creare un muro di suono dronico che riempiva tutto l'hangar. Buck posizionava un piattino sul tom alto, prendeva in mano una di quelle racchettine con le palline all'estremità di laccetti e la faceva ruotare fra il rullante e il tom stesso, generando colpi random delle palline che battevano sul piattino o sul rullante o sulla pelle del tom o sui ferri di circonferenza. Prima di prendere le bacchette e farle battere come ali di calabrone sul ride per svariati minuti.
Questi sono solo esempi dell'immensa maestria degli australiani, capaci di ipnotizzarci per due ore senza che ce ne accorgessimo. So che dovrebbero tornare nel prossimo autunno, anche se non ci sono date prenotate al momento; spero di rivederli ardentemente.

2 commenti:

  1. Io l'ho scoperto quasi per caso, sfogliando Music Club venti giorni fa. Su tutti gli altri siti che elencano i concerti in giro non ce n'era traccia....

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