Alla continua ricerca di distillare prezioso sciroppo, l'acero americano tornò un paio d'anni dopo con Talker. Stabilito e marchiato Sang phat editor come chiaro punto di non ritorno, si materializzano scampoli e brandelli di musicalità.
Nel percorso che li rese sempre meno storti col passare del tempo, Talker seppe mediare in maniera perfetta: due centri perfetti come Stupid deep indoors e Apollo don't you crost? sembravano portare il sound su derive jazz fino ad assomigliare a Storm And Strass, usciti un paio d'anni prima col debutto. A spiazzare era la ritmica inusualmente regolare di Go to bruises, la melodia noir di More Horror, il blues strascicato di So long bonus. Un apertura che ai tempi la critica salutò come svolta beefheartiana.
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