Episodio a sè stante della storia VDGG, questo live rappresentò l'addio in quanto uscito pochi mesi dopo l'annuncio ufficiale dello scioglimento. Con Hammill lanciato verso la definitiva carriera solitaria, un rimescolatissimo quintetto suonava al Marquee per pochi testimoni di ciò che avrebbe potuto rappresentare un'apertura verso nuovi orizzonti: senza più Jackson (che fa tuttavia qualche comparsata) nè il maestro Banton, la spina dorsale del suono era in mano al violinista di estrazione orchestrale Smith ed al redivivo Nic Potter, prepotentemente in primo piano.
Hammill tirava fuori tutta la sua grinta, chitarra distorta e voce inerpicata per valichi sempre più impervi. Non gli era bastato essere fra i padri fondatori della new-wave, qui si rilanciava: Vital è quasi rabbioso, un ibrido non catalogabile: le riprese di inizio decennio trasudavano tutto il loro pathos esistenziale ma gli arrangiamenti erano stravolti (Pioneers over C arriva a durare 17 minuti, Killer viene ridotta ed inserita a forza dentro Urban), e nella scaletta abbondano titoli inediti contrassegnati da una virulenza inaudita per i loro standards, con il basso fuzzato fino alla saturazione, il tornado Evans sempre straordinario e uno Smith visionario oltre misura, posseduto da chissà quali demoni.
Vital di solito viene rappresentato così, un po' come un anomalia della discografia perchè isolato da tutto il resto, in tutti i sensi. Oppure addirittura ignorato, neanche menzionato. Che crimine.
Meraviglia...
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