domenica 16 marzo 2014

Woodworm Festival al Locomotiv Club, venerdì 14

La Woodworm mi appare come un prototipo esemplare di indie italiana moderna, una specie di La7 alternativa: raccoglie glorie nazionali più o meno stagionate, rimescolamenti e qualche gioventù assortita di indubbio appeal moderno. Il sito è esemplare: grafica poco meno che essenziale, sponsor bene in evidenza e la pagina dei servizi offerti che denota una professionalità di matrice aziendale chiara e precisa. Di questi tempi, per sopravvivere occorre questo e ben altro.
Un plauso va sicuro per l'iniziativa, una tre sere per 6 entità del rooster di buon richiamo. I sentimenti finali sono misti. Giungiamo al Locomotiv alle 22.30, nella fiducia che non ci saranno ritardi vista l'ingenza numerica delle esibizioni: i Crazy World of Mr. Rubik stanno già suonando, non li conosco ma mi sembrano davvero poca roba. Passiamo oltre e sale il mitico Umberto Giardini, accompagnato soltanto dal suo chitarrista: soltanto 20-25 minuti ma di grandissima intensità, per un pugno di pezzi recenti, nudi e crudi. La bellezza degli stessi e la sua grandissima vocalità sopperiscono appieno la mancanza della sezione ritmica.
E' il turno dei Julie's Haircut, altri veterani della scena. Non sono mai impazzito particolarmente per loro, e guardandoli purtroppo ottengo solo conferme. Il loro set è troppo lungo (40-45 minuti), i pezzi monotoni e ben poco originali: un pasticcio di post-rock, psichedelia, motorik e indie-shoe-gaze senza tanta fantasia che non è nè carne nè pesce, con cover finale di Planet Caravan dei Black Sabbath che affossa tutto (Succi, perchè ti sei prestato???). Una brutta copia dei Giardini di Mirò, 
Ben altra storia il live di Manzan aka Bologna Violenta, improntato sul tema della gang della Uno Bianca come il suo disco fresco di uscita: la storia viene proiettata dietro al palco, ma si è indecisi se guardare il filmato o osservare Manzan che è spettacolare di suo, nel torturare chirurgicamente la SG, in preda al raptus continuo delle basi convulse ed ipercinetiche. Nel finale estrae il suo violino per eseguire il requiem delle gesta dei Savi, catturati dopo anni di crimini efferati. Bellissimo ed avvincente.
A quel punto speravamo di assistere al live dei Bachi, ma non avevamo fatto i conti con i Fast Animals and Slow Kids, che non conosciamo. Abbiamo dato un occhiata all'orologio, erano quasi le 2 e la stanchezza accumulata durante la settimana lavorativa, unita all'ora di strada necessaria per raggiungere casa, ci ha fatti desistere dal proseguio. Peccato.

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