I modi brutali dei mitici Hammerhead sono stati perpetrati dai Vaz, che da quel trio ereditava sezione ritmica e dinamiche. Così Erickson (basso e chitarra) e Mooridian (batteria), migrando da una costa all'altra degli Stati Uniti hanno cercato di modernizzarsi: non più voce spella-cordevocali ma canto modulato freddo e distaccato, non più muraglie impenetrabili di rumore bianco ma aperture a soluzioni di un ventaglio più ampio. Questo è stato il loro terzo album, con un chitarrista aggiunto in formazione: la novità saliente è l'utilizzo di 5-6 brevi intermezzi strumentali che stridono nettamente con il blocco dei pezzi diciamo normali: ci sono intermezzi stranianti per organo, vibrafono, droni raggelanti, synth ed una gag finale. E sono importanti nell'economia del disco, che in sostanza è un aggiornamento del noise-rock ai giorni nostri con una dose massiccia di drammaturgia emotiva (se non apocalittica) ed un drumming trascinante che si porta via tutto come un treno. Pezzo di punta l'iniziale The past is past, con inaspettata folata di mellotron nel finale, a lottare con il chitarrone.
mercoledì 26 marzo 2014
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