lunedì 26 luglio 2010

Helios Creed - Superior Catholic Finger (1988)

Come scriveva un illuminatissimo Piero sulla sua scheda dei Chrome, senza il freno controllore di Damon Edge, il folle HC è pericoloso tanto quanto Fidel Castro che tiene un discorso a Cuba.
Ebbene, dopo il debutto grezzo e monotono di X-rated fairy tales il chitarrista perveniva al suo capolavoro, un disco concentratissimo (neanche 30 minuti di durata, e quindi ancora più pregno di sensazioni), febbricitante e torrenziale espansione di anima violenta e percossa da scosse sismiche lisergiche.
L'intro di Monster Lust è un collage psicotico di rumori industriali e nastri al contrario di chitarre acustiche (notabile la ripresa della title-track del disco precedente), di fascino e magnetismo assoluto. Almeno fino a quando Creed non parte col suo suono noise-cyber inconfondibile e la ritmica compatta e compressa, compresa la seguente Mustard dog, a salmodiare l'acid-punk di cui è stato inconfutabile inventore negli anni d'oro dei Chrome.
Il lento cingolato robotico della title-track è una diabolica emissione sulfurea; quando Creed parte con i suoi deliri solisti è sempre una liquefazione spaziale. Ancora space-punk con Too-bad e la violentissima Weekends, le scorie industrial-mediorientali (?) di The bridge, il dark sintetizzato di Who Cares, il capolavoro sperimentale di The cookie jar con le sue digressioni pseudo-funk, gli atolli di flanger e le saturazioni di nastro.
Seguiranno tanti altri dischi, in cui Creed faticherà non poco ad eguagliare i risultati incredibili di questo, ma con il classico ed unico trademark su cui ha costruito la propria iconica carriera.

2 commenti:

  1. grandi i chrome.half machine sai che è fra i miei album preferiti in assoluto

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  2. Questo album non arriva alle vette dei Chrome, ma poco ci manca. Ed è di sicuro superiore a tutto ciò che hanno fatto dopo Red Exposure.
    Il mio preferito in assoluto però resta sempre Alien Soundtracks

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