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Oltre che rivelarsi bassista di prim'ordine, liquido e compatto, Potter si destreggia anche ai synth e alle chitarre. Il risultato è un sound che non ha quasi nulla in comune nè col prog nè coi VDGG, chiaramente incentrato sulle ritmiche ma con spunti davvero irresistibili tipo l'insidiosa Elsham Road, l'elettronica krauta ritmata di Dolphins, la cingolata Carnival. Perla del lotto Indian, che si potrebbe sintetizzare in un incrocio fra Jah Wobble e i corrieri cosmici tedeschi.
Altrove Evans cerca di ritagliarsi uno spazio tribale con Zen e Agua blanca, atonali escursioni di puro percussivismo. E riesce anche a tirar fuori l'elegia finale per synth di Welcombe mouth, con l'intervento sempre creativo di Jaxon e concretismi di risacca marina e vento.
Per farsi onore senza il leader carismatico.
(originalmente pubblicato il 01/04/2010)
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