I casi sono due, o a Long Beach si trova della roba buona oppure questo giro di moderni freaks è davvero in gamba. Sembra quasi un botta e risposta ad alta velocità quello fra Stallones e gli altri due Magic Lantern French (tastiere) e Giacchi (chitarra), ovvero Super Minerals. Nel giro di due anni possiamo contare quasi una ventina di uscite in diversi formati per i due side-projects. Ma se è fin troppo facile perdersi nel marasma, non posso non ammettere il grande fascino che subisco e che mi ha portato a sentire tutte le loro pubblicazioni.
Multitudes è di un magnetismo incredibile, penso sia stato uno dei 10 dischi che ho sentito di più del 2009. Qui non siamo di fronte ad una dark-ambient classica in stile Lustmord nè quella cinematica di Elegi, qui c'è una ricerca più dinamica che oltrepassa il drone statico bello e buono. Le atmosfere non sono mai gratuitamente minacciose, in questi fondali melmosi. D'altra parte sia questo che il precedente Pelagics sembrano concept dedicati agli animali preistorici, e un certo respiro naturistico è ben udibile in questo flusso continuo. I suoni sono slabbrati e dilatati oltre misura; escursioni in giungla siderale (Graves, Multitudes), immersioni e conseguenti stordimenti subacquei (Pupae, Heatless), corrieri cosmici fognari (The view), drones nella migliore tradizione Contrastate (Absorded in the bright land), misticismi di stregoneria (Horned territory), fino alla Coda che simmetricamente riprende il motivo iniziale. Uno splendido assortimento di fantasmi che si aggirano attorno all'ascoltatore e lo avvolgono con spirali ipnotiche alle quali ci si può soltanto abbandonare.
Per chi ama il gelo.
(originalmente pubblicato il 27/03/2010)
Multitudes è di un magnetismo incredibile, penso sia stato uno dei 10 dischi che ho sentito di più del 2009. Qui non siamo di fronte ad una dark-ambient classica in stile Lustmord nè quella cinematica di Elegi, qui c'è una ricerca più dinamica che oltrepassa il drone statico bello e buono. Le atmosfere non sono mai gratuitamente minacciose, in questi fondali melmosi. D'altra parte sia questo che il precedente Pelagics sembrano concept dedicati agli animali preistorici, e un certo respiro naturistico è ben udibile in questo flusso continuo. I suoni sono slabbrati e dilatati oltre misura; escursioni in giungla siderale (Graves, Multitudes), immersioni e conseguenti stordimenti subacquei (Pupae, Heatless), corrieri cosmici fognari (The view), drones nella migliore tradizione Contrastate (Absorded in the bright land), misticismi di stregoneria (Horned territory), fino alla Coda che simmetricamente riprende il motivo iniziale. Uno splendido assortimento di fantasmi che si aggirano attorno all'ascoltatore e lo avvolgono con spirali ipnotiche alle quali ci si può soltanto abbandonare.
Per chi ama il gelo.
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