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Multitudes è di un magnetismo incredibile, penso sia stato uno dei 10 dischi che ho sentito di più del 2009. Qui non siamo di fronte ad una dark-ambient classica in stile Lustmord nè quella cinematica di Elegi, qui c'è una ricerca più dinamica che oltrepassa il drone statico bello e buono. Le atmosfere non sono mai gratuitamente minacciose, in questi fondali melmosi. D'altra parte sia questo che il precedente Pelagics sembrano concept dedicati agli animali preistorici, e un certo respiro naturistico è ben udibile in questo flusso continuo. I suoni sono slabbrati e dilatati oltre misura; escursioni in giungla siderale (Graves, Multitudes), immersioni e conseguenti stordimenti subacquei (Pupae, Heatless), corrieri cosmici fognari (The view), drones nella migliore tradizione Contrastate (Absorded in the bright land), misticismi di stregoneria (Horned territory), fino alla Coda che simmetricamente riprende il motivo iniziale. Uno splendido assortimento di fantasmi che si aggirano attorno all'ascoltatore e lo avvolgono con spirali ipnotiche alle quali ci si può soltanto abbandonare.
Per chi ama il gelo.
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