Poker secco e servito sul banco del mai abbastanza compianto e benemerito Peel per i chicagoani.
E' il momento migliore della loro carriera, con la fotosintesi al culmine dell'espressione, e il sestetto si sistema agli studi BBC per questo breve e brillantissimo esposto di talento. Parker è appena stato assoldato al servizio, al momento affiancato ad un Pajo in procinto di abbandonare, con il suo compassato chitarrismo jazz-morriconiano. Wait, estratto da uno dei loro primissimi singoli del 1993, è squisita escursione del loro lounge orchestrale con un Bitney al vibrafono sugli scudi. Vaus, da uno split single con gli Stereolab, è impetuosa cavalcata ai limiti della jungle. The taut and the tame, pur non differente dall'originale, ha un sentore di maggior compattezza e velocità, riverberi ed energia. Dal primo disco, Tins cans and wine è dub rilassatissimo dagli stupendi fraseggi di basso e chitarra, già ben avvezza alle orecchie e proprio per questo più interessante nel coglierne piccole aggiunte (Parker) e appena percettibili differenze (McCombs e McEntire).
Dimostrazione lampante, se ce ne fosse stato bisogno, che i Tortoise non sono mai stati un gruppo studio-only, ma un collettivo di strumentisti capaci ed elegantemente alternativi.
(originalmente pubblicato il 08/04/2010)
E' il momento migliore della loro carriera, con la fotosintesi al culmine dell'espressione, e il sestetto si sistema agli studi BBC per questo breve e brillantissimo esposto di talento. Parker è appena stato assoldato al servizio, al momento affiancato ad un Pajo in procinto di abbandonare, con il suo compassato chitarrismo jazz-morriconiano. Wait, estratto da uno dei loro primissimi singoli del 1993, è squisita escursione del loro lounge orchestrale con un Bitney al vibrafono sugli scudi. Vaus, da uno split single con gli Stereolab, è impetuosa cavalcata ai limiti della jungle. The taut and the tame, pur non differente dall'originale, ha un sentore di maggior compattezza e velocità, riverberi ed energia. Dal primo disco, Tins cans and wine è dub rilassatissimo dagli stupendi fraseggi di basso e chitarra, già ben avvezza alle orecchie e proprio per questo più interessante nel coglierne piccole aggiunte (Parker) e appena percettibili differenze (McCombs e McEntire).
Dimostrazione lampante, se ce ne fosse stato bisogno, che i Tortoise non sono mai stati un gruppo studio-only, ma un collettivo di strumentisti capaci ed elegantemente alternativi.
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