Chiaro che qualsiasi successore di Hosianna Mantra ha sempre subito l'ingombrante paragone, e questo EUS non è esente da sottovalutazioni. Indubitamente vi è un atterraggio su lande più consistenti, in direzione di un chamber-rock di grande classe ed ampio respiro. Quasi come se il sospiro ultraterreno di HM fosse stato un non-plus ultra, un capitolo così irraggiungibile che Fricke non si illuse neanche di poter ripetere.
Ingiustamente bistrattato come tutti i suoi successori, EUS vede il pianista coadiuvato dal solo Fichelscher. Non c' più Veit ma l'ex Amon Duul ce la mette tutta per non farlo rimpiangere, coprendo anche la mansione di valido batterista. La Yun viene utilizzata col contagocce. La suite della title-track è senza dubbio il movimento principe del vinile, con i suoi sviluppi nobilmente intricati, le alternanze di bucolico e imponente ed un fantastico Fricke alla composizione. Il lato A invece vedeva, oltre a due brevi acustici di Fichelscher, altre tre perle del capo in bilico fra classica e acid-rock.
Quando il cambiamento significava voglia di non fermarsi ai traguardi già raggiunti.
Ingiustamente bistrattato come tutti i suoi successori, EUS vede il pianista coadiuvato dal solo Fichelscher. Non c' più Veit ma l'ex Amon Duul ce la mette tutta per non farlo rimpiangere, coprendo anche la mansione di valido batterista. La Yun viene utilizzata col contagocce. La suite della title-track è senza dubbio il movimento principe del vinile, con i suoi sviluppi nobilmente intricati, le alternanze di bucolico e imponente ed un fantastico Fricke alla composizione. Il lato A invece vedeva, oltre a due brevi acustici di Fichelscher, altre tre perle del capo in bilico fra classica e acid-rock.
Quando il cambiamento significava voglia di non fermarsi ai traguardi già raggiunti.
(originalmente pubblicato il 23/02/2010)
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