Un'idea di crossover etnico 40 anni fa, ma etnico globale, fu messa in pratica da questo quartetto londinese che, armato di una certa cultura e ampiezza mentale, realizzò tre album nella sua prima fase (si sarebbero riformati poi nei primi '90). Questo secondo eponimo, poi, è salito alla ribalta delle cronache per essere un capolavoro di quest'area peculiare: dotati di oboe, viola, violino e tablas, i TEB stendevano 4 lunghe suites complesse e ricche di riferimenti a svariate culture, nonchè epoche storiche (un certo frizzante sentore medioevale pervade tutto il disco), si presume pressochè improvvisate e con una certa tecnica virtuosistica in mano ai componenti.
E' innegabile che il coraggio nel proporre una musica così ostica e fuori dai tempi non mancò ai TEB, per questi 35 minuti di sinfonismi paludosi e pindarici. Da segnalare l'intensità espressiva di Water, a mio avviso il momento più bello del disco, in virtù di un'aria ispiratissima che ben si conia nell'impianto a volte eccessivamente rigoroso delle altre suites.
E' innegabile che il coraggio nel proporre una musica così ostica e fuori dai tempi non mancò ai TEB, per questi 35 minuti di sinfonismi paludosi e pindarici. Da segnalare l'intensità espressiva di Water, a mio avviso il momento più bello del disco, in virtù di un'aria ispiratissima che ben si conia nell'impianto a volte eccessivamente rigoroso delle altre suites.
(originalmente pubblicato il 06/04/2010)
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