giovedì 8 luglio 2010

Usa is a Monster - Sunset at the end of the industrial age (2006)

Sempre più complicati ed esaltanti gli UIAM di questo penultimo episodio della loro serie, dopo quel Wohav che ce li aveva fatti conoscere anche un po' qua. Sempre più elaborate le loro partiture schizofreniche, sempre più pirotecniche le strutture e con la novità dell'innesto di tastiere e synth, quasi a ribadire il concetto di prog installato in un brulicante calderone noise-rock, con le voci impetuose a duettare, sole o in coro, e la mostruosa padronanza tecnica degli schemi e degli strumenti.
A partire dal titolo, sempre più frontale la polemica con la gestione politica e sociale degli USA, catastrofico l'approccio sonico ma con una certa apertura nei confronti di melodie appena più accessibili come l'iniziale The greatest mistery, terrificante blocco di granito poliedrico, controtempi e iperboli. Quasi bucolica l'intro della title-track, un quarto d'ora di suite battagliera dove succede più o meno di tutto, con il loro tipico affronto massimalistico. Non sbagliano un pezzo, i due guerrieri; il minuto scarso di Too many moves e i due di Wine country cracker blues sintetizzano l'inusitato concetto di hardcore-prog. Le pause fragorose di How we livin' e It's a beautiful thing, le didascalie incessanti di Voices to be heard e Okeepa ceremony, portano ai 10 epici minuti finali di The spirit of revenge, splendida progressione melodica inframezzata da una delle loro ballads pellerossa.
Battaglie in campo aperto col mostro, per una delle migliori bands del decennio appena trascorso.

(originalmente pubblicato il 11/04/2010)

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