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Per inquadrarli potrei azzardare un meltin pot di influenze: 1) ennesimi nipoti di nonna Ummagumma, ma con tante tante aggiunte 2) nipoti degli zii Faust più devastanti o dei Nurse With Wound del primo disco 2) cugini degli Oneida più folli 3) fratelli minori di Subarachnoid Space o Shit & Shine ultra-rumorosi.
Dicevo, le aggiunte sono determinanti e concorrono a rendere questo disco un campionario imprendibile di post-psichedelia. Oltre ad un tentacolare batterista, fondamentale per la componente ritmica del sound, i ROO contavano su una chitarra acida-sulfurea nonchè su synth sibilanti e voci fonetiche da centro d'igiene mentale, spesso effettate ed echeggianti come nella miglior tradizione lisergic-experimental.
Il disco è diviso in 7 movimenti tutti senza titolo, tutti concatenati in soluzione continuativa. Mi è praticamente impossibile trovare descrizioni per provare a spiegare un calderone assurdo come questo, in cui i ritmi e le improvvisazioni si inseguono impazziti e impietosamente dinamici.
Perla nascosta dell'underground fin troppo prolifico di questi anni, i ROO hanno abbandonato col loro miglior album, selvaggia digressione ad alto voltaggio improvvisativo.
Autentica espansione animale degli anni zero.
(originalmente pubblicato il 28/02/2010)
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