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Il vocalist era in effetti il completamento ideale per l'hard personale di Blackmore: molto differente da Gillan, enfatico, vibrante e meno esteso come ottave ma dall'effetto molto più "violento". On stage vede la line-up migliore della prima fase dal vivo, con l'apertura epic-shock di Kill the king: i duelli fra Blackmore e Carey (ottimo imitatore di Lord), una ritmica possente (anche se Powell potrebbe fare a meno della doppia cassa), i rimasugli di DP che faticano ad andare via, ma c'è una freschezza invidiabile che gli ex-compagni già avevano perso.
Lo show è incentrato sui saliscendi di volume; il boss si ritaglia spazi interminabili che, pur belli ed ispirati che siano, finiscono per annoiare un po'. Così solitamente faccio skip sulla passionale Mystreated, sulla fase "piena" di Catch the rainbow, e sulla bellissima Still I'm Sad, che in realtà è l'hardrockizzazione di un pezzo barocco degli Yardbirds.
Da lì in poi Blackmore non farà altro che continuare a perdere la testa nei suoi deliri egocentrici, mentre Dio amplierà la propria fama con i Sabbath.
(originalmente pubblicato il 01/03/2010)
Heilà ciao! Sempre lavoro ammazzato, eh?
RispondiElimina:)
Uehi, comincio a vedere la luce in fondo al tunnel, manca soltanto un mese e mezzo di posts, e la smetterò di rompere i maroni intasando la bacheca :-)
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