giovedì 8 luglio 2010

Uzeda - Different section wires (1998)

C'è stato un momento, a metà anni '90, in cui sembrava che gli Uzeda dovessero conquistare il mondo indie e portavano avanti la bandiera italiana del noise-rock, che non era a dir la verità molto composita ma aveva una sua piccola dignità. E i siciliani azzeccavano più o meno contemporaneamente diversi colpi: Touch & Go, Albini, John Peel, ottimi riscontri all'estero.
Il tutto con pochissima musica incisa, fra l'altro; non sono mai stati veramente prolissi. In quasi 20 anni, 4 album e 2 EP. DSW era il seguito di quel micidiale 4 che li aveva fatti debuttare alla corte di Rusk, ed in effetti si capisce la strategia del disco breve (questo è poco più di mezz'ora). L'Uzeda sound è compresso e tagliente, non ha variazioni e i pezzi si assomigliano più o meno tutti, tempi sghembi e schemi secchi. La voce monocorde e drogata della Cacciola è il simbolo di questo impianto che non poteva avere sbocchi in avanti, che non modula mai soluzioni diversificate. La produzione di Albini serve a rendere il suono sempre più vicino agli Shellac, che non costituisce necessariamente argomento di rilevante interesse in un disco che, pur durando poco, non si fa ricordare un granchè neanche dopo diversi ascolti (emblematico il russare in apertura di The milky way e il fatto che passeranno ben 8 anni prima di una replica).

(originalmente pubblicato il 12/04/2010)

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