Sono tre giorni che non riesco a postare per mancanza di tempo, e nella mia vettura gira ininterrottamente questo disco, ma nonostante l'airplay massiccio fatico non poco a trovare spunti per descriverlo. E ciò è ottimo segno, chè il baffo a manubrio soprastante sembra un tipo davvero simpatico ed è un freak per nulla banale.
Stallones è uno dei due chitarristi dei grandi Magic Lantern, e Sun Araw è la sua costola di side project, dell'altra ne parlerò nel prossimo post. Ha un incontinenza produttiva devastante, un po' come tutti i progetti della Not Not Fun, ma ciò non corrisponde a bassa qualità, anzi. Pescato nel mezzo della sua produzione, The Phynx è probabilmente il suo lavoro più oscuro, giacchè i successivi hanno riscontrato una maggior propensione agli esotismi afro.
Soltanto dopo numerosi ascolti si penetra in queste 4 pellegrinaggi acidi e spinosi. Su un tappeto percussivo povero e tintinnante, continui feedback rimbombanti, voce che sembra provenire da una prigione sotterranea, ipnosi di nylon incandescenti, i 15 minuti di Fog Wheels sono un vero capolavoro di psichedelia moderna e antica al tempo stesso. Sembra davvero in un mondo proprio, Stallones, persino quando crea un bozzetto divertente come Harken sawshine dove Barrett si incontra con i Dead Meadow sulla luna (parte chiara, of course!).
La sua chitarra diventa una sega a nastro che sfregia il drone drogatissimo di Hive Burner, ai confini dell'industriale ma sempre con quel sentore di arcaico che sembra essere il comune denominatore. Gli ultimi 15 minuti sono tutti della title-track: bordone siderale post-atomico, cupo manipolo di gregoriani strafatti, esplosione terrificante e immediato precipizio di girone infernale, roba che mette letteralmente paura (o che ti fotte il cervello, come ha scritto un redattore di Onda Rock). Gli ultimi minuti completano il giro lunare con l'implosione dei frantumi lasciati in aria, il fade out del feedback abbandona le orecchie e lascia a dir poco stralunati.
Da seguire con molta attenzione, tutti i suoi dischi sono veramente consigliati ai forti di cuore e agli aperti di mente.
Stallones è uno dei due chitarristi dei grandi Magic Lantern, e Sun Araw è la sua costola di side project, dell'altra ne parlerò nel prossimo post. Ha un incontinenza produttiva devastante, un po' come tutti i progetti della Not Not Fun, ma ciò non corrisponde a bassa qualità, anzi. Pescato nel mezzo della sua produzione, The Phynx è probabilmente il suo lavoro più oscuro, giacchè i successivi hanno riscontrato una maggior propensione agli esotismi afro.
Soltanto dopo numerosi ascolti si penetra in queste 4 pellegrinaggi acidi e spinosi. Su un tappeto percussivo povero e tintinnante, continui feedback rimbombanti, voce che sembra provenire da una prigione sotterranea, ipnosi di nylon incandescenti, i 15 minuti di Fog Wheels sono un vero capolavoro di psichedelia moderna e antica al tempo stesso. Sembra davvero in un mondo proprio, Stallones, persino quando crea un bozzetto divertente come Harken sawshine dove Barrett si incontra con i Dead Meadow sulla luna (parte chiara, of course!).
La sua chitarra diventa una sega a nastro che sfregia il drone drogatissimo di Hive Burner, ai confini dell'industriale ma sempre con quel sentore di arcaico che sembra essere il comune denominatore. Gli ultimi 15 minuti sono tutti della title-track: bordone siderale post-atomico, cupo manipolo di gregoriani strafatti, esplosione terrificante e immediato precipizio di girone infernale, roba che mette letteralmente paura (o che ti fotte il cervello, come ha scritto un redattore di Onda Rock). Gli ultimi minuti completano il giro lunare con l'implosione dei frantumi lasciati in aria, il fade out del feedback abbandona le orecchie e lascia a dir poco stralunati.
Da seguire con molta attenzione, tutti i suoi dischi sono veramente consigliati ai forti di cuore e agli aperti di mente.
(originalmente pubblicato il 24/03/2010)
apprezzo, condivido e ringrazio.
RispondiEliminaa presto
borguez
Ciao Borguez,
RispondiEliminami fa piacere,
ringrazi per quale motivo?