Alla perenne ricerca della perfetta sintesi gothic-dream, i PM giunsero al loro capolavoro con questo albo dal titolo auto-referenziale, centrando in pieno il bersaglio.
Johnson & Co., ormai lontani dall'elettronica contaminata degli inizi, si rivelano come alfieri dell'eredità new-wave di grandissima personalità. Soltanto l'iniziale Saint Marie, con tanto di beatbox frenetica, mantiene un piede nei tempi attuali, se non fosse per quelle chitarre in delay. Un colosso emozionale come The end of a dark tired year sta in piedi da solo in tutta la sua magnificenza stentorea, e non inferiore si piazza la pacatezza elegantissima di I am the teacher's son. Raramente un'accuratezza di suoni del genere si concretizza con un ispiratissimo songwriting; in questo senso l'englishness dei PM viene fuori alla grande, nell'accezione più nobile del termine. Non c'è un momento di scompostezza o di agitazione in tutto il disco, proprio come un sonno lineare che però nasconde una buona dose di spleen e pensieri cupi.
Persino la tendenza al post-folk assume grande valenza, grazie anche al cantato della ragazza francese: The unwrtitten law, The toolboth martyrs, When I'm done, Comets sono delicatezze soffuse e vibranti emozioni, che lambiscono i territori più nobili dello slow-core.
E come non citare la tenebrosa litania di Help me this frozen heart, quasi nello stile più cupo dei Radiohead di Kid A?
E l'Inghilterra vince un altra volta.
(originalmente pubblicato il 11/02/2010)
Johnson & Co., ormai lontani dall'elettronica contaminata degli inizi, si rivelano come alfieri dell'eredità new-wave di grandissima personalità. Soltanto l'iniziale Saint Marie, con tanto di beatbox frenetica, mantiene un piede nei tempi attuali, se non fosse per quelle chitarre in delay. Un colosso emozionale come The end of a dark tired year sta in piedi da solo in tutta la sua magnificenza stentorea, e non inferiore si piazza la pacatezza elegantissima di I am the teacher's son. Raramente un'accuratezza di suoni del genere si concretizza con un ispiratissimo songwriting; in questo senso l'englishness dei PM viene fuori alla grande, nell'accezione più nobile del termine. Non c'è un momento di scompostezza o di agitazione in tutto il disco, proprio come un sonno lineare che però nasconde una buona dose di spleen e pensieri cupi.
Persino la tendenza al post-folk assume grande valenza, grazie anche al cantato della ragazza francese: The unwrtitten law, The toolboth martyrs, When I'm done, Comets sono delicatezze soffuse e vibranti emozioni, che lambiscono i territori più nobili dello slow-core.
E come non citare la tenebrosa litania di Help me this frozen heart, quasi nello stile più cupo dei Radiohead di Kid A?
E l'Inghilterra vince un altra volta.
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