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Soltanto un pezzo, Sum of all heaven, è canonicamente cantato, ed è una litania mistica tardo-hippie che forse è il pezzo meno interessante del lotto, almeno fino a quando non diventa una digressione misticheggiante di raga californiano con rumori elettronici-industriali in sottofondo. Davvero un matrimonio suggestivo, che si ripete con il drone dark-ambient di Harmonica mundi e la celebrazione tribal-forestale di Invitation. E il disco si conclude con la sintesi perfetta, Don't be afraid, quasi una dichiarazione di Chasny all'ascoltatore che casualmente si dovesse imbattere nella sua musica e dovesse restare disorientato: non avere paura, qui ci sono i fantasmi che abitano dentro ognuno di noi, ma che possiamo far convivere con l'esperienza ben poco terrena di questi trips di misticanza incensata, che mischiano feedback e India.
(originalmente pubblicato il 19/03/2010)
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