mercoledì 19 maggio 2010

Peter Hammill - Typical (Live 1992)

L'uomo solo, con la sua già imponente storia alle spalle, col piano o con la chitarra, e con le sue doti più grandi, la voce e le canzoni. Nel vecchio continente e, citando un suo vecchio disco, nell'angolo silente e nel palco vuoto. Typical è un live monumentale e quando lo ascolto mi rendo conto di una cosa: purtroppo non conosco fan incalliti dell'uomo come me, neanche sul web (per mia mancanza), e non so cosa ne pensa la maggioranza dello zoccolo duro. Io lo ritengo una pietra miliare assoluta, insieme ai dischi degli anni '70, che fa risaltare questo grande uomo.
E' la bellezza pura ed incontaminata unita alle frequenze disturbate della psiche, è la vita riflessa sulla maturità ormai raggiunta (al tempo aveva 44 anni), è un compendio magnifico della discografia di un soggetto che, pur avendo doti sovrannaturali, è estremamente terreno e semplice. Ricordo di avere scritto poesie ispirate all'ascolto di Typical anni fa, ma sto divagando. Un quarto di secolo l'arco della raccolta: Afterwards e Darkness sono nei bis, su grande richiesta del pubblico. Poi ci sono My Room (versione incredibile), Vision con la sua dolcezza sempre infinita, The comet e Modern con la loro rabbia abrasiva, la neo-classicità di The future now. Andando avanti nel tempo, una commovente Just good friends, le fenomenali Curtains, Too many of my yesterdays, Our Oyster, Time to burn, A way out. Sono catalizzazioni magnetiche dal fascino unico, melanconico e completamente estraniato dal mondo comune.
Le orecchie aperte noteranno gli errori al piano, frequenti e forse causati dal pathos e l'enfasi con la quale il nostro canta. E buon per chi capirà, perchè per quella voce si può dare tutto sè stesso, perchè quest'uomo da solo è libero di interpretare le songs al momento, come meglio crede. E noi fans saremo sempre contenti.

(originalmente pubblicato il 21/03/09)

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