domenica 23 maggio 2010

Black Heart Procession - Live in Bronson, 21-05








Appuntamento sempre gradito, quello dei veterani californiani maestri delle emozioni più recondite dell'anima, del cuore spezzato e della malinconia. Nonostante un ultimo episodio non proprio esaltante, quello dell'anno scorso, caratterizzato da un po' di manierismo e da copie palliducce dei capolavori del passato, la classe dal vivo non si discute mai.
E difatti si concentreranno su un set che da Six ha compreso 2-3 pezzi soltanto, mentre i vecchi hits saranno acclamati da un Bronson pieno e caloroso. Jenkins è il solito grande vocalist dal timbro inconfondibile, Nathaniel sempre raffinatissimo pianista dal gusto classico.









Con loro c'è una sezione ritmica di colore; il corpulento bassista farà il suo dovere lineare oltre a dare qualche piccolo contributo vocale, mentre il filiforme batterista mi ha fatto storcere non poco il naso: a mio personale parere, si rivela macchinoso e pestone oltre misura, mentre alla processione occorrerebbe un tocco molto più leggero. Per dire, ci sarebbe voluto il Rubalcaba che andava in tour con loro diec'anni fa...Quello sì che era giusto.









Mentre Nathaniel siede compassato senza fare una piega, Jenkins si conferma frontman equilibrato e per nulla appariscente. Parlerà pochissimo e solo nel finale menzionerà il pasto squisito che hanno consumato sulla spiaggia poche ore prima. Intanto il pubblico si gode le vecchie glorie esistenziali tipo Release my heart, Blue tears, Outside the glass, Old kind of summer, Tropics of love, nonchè le perle più recenti di The spell, come Tangled, Not just Words, The letter, fino a terminare con la storica It's a crime I never told you. Il tutto per un ora e mezza buona di maestria, di un copyright marchiato a fuoco dallo spleen che continua a solcare i cuori di tanta gente anche qui in Italia, che è un po' la loro seconda patria.
Piazzo qui qualche video, ma avverto che il suono è veramente pessimo:




Nessun commento:

Posta un commento