Questa è la musica che vorrei sentire quando mi capita di fare un aperitivo, al posto di tutta quella lounge plastificata fatta senza cuore. Adam Pierce è un percussionista newyorkese che ha saputo assemblare questo virgulto cangiante e multistrato, lo splendido Ramda. In cui succede un po' di tutto, dal sentire arie puntigliose alla Tortoise ad un dub stordito, di passare a frenesie jungle a raffinatezze tribaleggianti, con disincantate reminescenze wave (la magnifica Gulliver's travels). Dal jazz geneticamente modificato (The lonely lounge) al minimalismo (more music for mallets), dal corale di Imagine winooski all'electro-prog di Ramda's Untriumphant Return.
Nonostante la lunghezza, è uno di quei dischi di sottofondo che non ci si stanca mai di ascoltare, non soltanto per la brillantezza globale ma proprio per la sapienza con cui Pierce assembla decine di sonorità diverse fra di loro senza incappare in eccessi, e riesce a far sembrare tutto molto umano nonostante la macchina sia prevalente.
Nonostante la lunghezza, è uno di quei dischi di sottofondo che non ci si stanca mai di ascoltare, non soltanto per la brillantezza globale ma proprio per la sapienza con cui Pierce assembla decine di sonorità diverse fra di loro senza incappare in eccessi, e riesce a far sembrare tutto molto umano nonostante la macchina sia prevalente.
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