Il furibondo e magnetico post-stoner-space-hard dei californiani al secondo appello, autentico collage di tempeste galattiche. 5 lunghissimi pezzi, con alternanze fra bombardamenti a base di wah wah ed echoplex (Beneath the ice age), sfigurate digressioni apocalictic-folk (The Unicorn), i Blue Cheer che suonano ai margini del cratere di un vulcano (ESP), i 22 minuti di The Black Poodle con le sue sarabande soniche e i dilatamenti chitarristici.
Anche se le influenze sono le solite (i Cheer, gli Stooges più selvaggi, gli Hawkwind più sballati, i Monster Magnet), ciò che stupisce nel COF è l'attitudine e l'esecuzione, più straniante che mai.
E' l'enfasi che mettono nelle loro lotte ciclopiche, che sprigionano una forza da spostare le montagne, che mi genera entusiasmo all'ascolto. Non oso pensare come debbano essere dal vivo, anche se gli ultimi 2 album hanno segnato un piccolo ravvedimento verso le melodie. Cosa peraltro inevitabile, dopo lo sforzo gigantesco di Field Recordings From the Sun.
Anche se le influenze sono le solite (i Cheer, gli Stooges più selvaggi, gli Hawkwind più sballati, i Monster Magnet), ciò che stupisce nel COF è l'attitudine e l'esecuzione, più straniante che mai.
E' l'enfasi che mettono nelle loro lotte ciclopiche, che sprigionano una forza da spostare le montagne, che mi genera entusiasmo all'ascolto. Non oso pensare come debbano essere dal vivo, anche se gli ultimi 2 album hanno segnato un piccolo ravvedimento verso le melodie. Cosa peraltro inevitabile, dopo lo sforzo gigantesco di Field Recordings From the Sun.
(originalmente pubblicato il 01/04/09)
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