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Le stelle alle spalle del chitarrista erano assolute: il tentacolare Cobham mostro assoluto di pelli e piatti, il tenace bassista Laird, lo schizzato violinista Goodman e il vellutato tastierista Hammer non erano certo da meno. Meeting of the spirits apriva con un'aria indianeggiante propulsa da rifrazioni epiche. La soffice partenza di Dawn preludeva una vivace jam di soul-jazz.
Il contrasto forte/piano è un tema ricorrente; la bucolica A lotus on irish stream si contrappone alla schizofrenia di The noonward race. Gli stop & go di You know fanno saltare sulla sedia, il blues atomizzato di The dance of Maya è sulfureo oltre il limite. Il violento finale di Awakening è un vortice impressionante ai limite del metallico, che fa riflettere; una formazione così forte forse è stata veramente unica al mondo, con il grande merito di non stare solo ad auto-compiacersi ma di fare anche bella musica.
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