lunedì 31 maggio 2010

Moltheni - I segreti del corallo (2008)

Iniziò coi primi dischi su major, rivelandosi da subito una voce estremamente personale e peculiare. Poi l'ascolano si è incamminato in un sentiero fuori dai canoni, ha lasciato il mondo mainstream e si è messo a passo lento a fare dischi melanconici, che raffigurano una persona un po' chiusa in sè stessa, ma che lascia uno spiraglio sul mondo fuori.
I segreti del corallo secondo me è il suo miglior disco, forte di una scrittura enfatica, una produzione vintage quanto curata, un'aura spiritata che non può non affascinare. Innanzitutto la voce che è sempre stata un tratto personalissimo, quel vibrato profondissimo, spinge ad un paragone proibitivo, troppo scomodo; anche il maggior genio melodico italiano di tutti i tempi aveva una voce atipica e particolare che o piaceva o non piaceva. Ma mi si consenta, se oggi qualcuno scrive che Dente ricorda certe cose di Battisti (ma per favore.....!), io mi permetto di dire che nei suoi momenti migliori Corallo riporta alle cose più introspettive del maestro della prima metà dei seventies.
Potrebbe essere stato anche registrato nel 1974, questo Moltheni; i suoni sono naturali ed umani al 100%. L'apertura è un killer: Vita Rubina è un fiume di spleen, che parte come sottile torrente fino a straripare in un delta di emozioni purissime e cristalline. Anche le tracce più spiccatamente melodiche (L'amore acquatico, Gli anni del malto, oh Morte, Ghost Track) hanno la stoffa del cantautore maledettamente italiano di razza, che non inventa nulla a parte le proprie songs.
I momenti più alti del disco, in primis l'apripista; Che il destino possa riunire è uno strumentale che si strugge fra bordoni di organo, brevi frasi di chitarre minime e piano rhodes, con una classe impressionante. In porpora potrebbe esser stato un hit oscuro del 1972, quasi demoniaca nella propria dolce ossessività. Nel finale il senso di disperazione si fa ancora più tangibile e Giardini trova il pathos giusto, sempre per chi lo possa apprezzare: Verano è ballad pianistica agonizzante, L'attimo celeste disincantata ed echeggiante; e chiudo col mio pezzo preferito, Ragazzo solo ragazza sola, così bello da far venire la pelle d'oca.
Il maestro avrebbe apprezzato, ne sono sicuro.

(originalmente pubblicato il 31/05/09)

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