Ho impiegato ANNI per recuperare questo e il 3° disco dei Lowercase, che conosco da pochi mesi ma già hanno ripagato abbondantemente l'attesa. Kill the lights fu il risultato di una maturazione di Wasif e Girgus verso un suono meno ruvido ma più intenso ed elettrizzante rispetto alle aridità a spigoli vivi del debutto. Non fu la normalizzazione dovuta all'inserimento del basso ad arricchirli quanto la sostanza delle songs, che accentuavano lati drammaturgici impressi in una scorza acida ed imponente.
Il tunnel minimale di You're a king, il post-hardcore urlato a pieni polmoni di Rare Anger, la rovinosa grandinata di Stairways, la spirale slintiana di Neurasthenia, il labirinto senza uscita di Severance denied, tutto il disco è pervaso da un senso psicologico di tempesta imminente, con Wasif che alterna canto melodico al grido orrifico di retaggio hardcore che dominava sul debutto. Era comunque una fase di transizione per l'indo-canadese, che trovava il tempo di realizzare il suo primo piccolo capolavoro; l'iniziale She takes me, la migliore del lotto, dove l'angoscia viene mitigata da un riff potentissimo ed evocativo, di quelli che non si dimenticano.
Il tunnel minimale di You're a king, il post-hardcore urlato a pieni polmoni di Rare Anger, la rovinosa grandinata di Stairways, la spirale slintiana di Neurasthenia, il labirinto senza uscita di Severance denied, tutto il disco è pervaso da un senso psicologico di tempesta imminente, con Wasif che alterna canto melodico al grido orrifico di retaggio hardcore che dominava sul debutto. Era comunque una fase di transizione per l'indo-canadese, che trovava il tempo di realizzare il suo primo piccolo capolavoro; l'iniziale She takes me, la migliore del lotto, dove l'angoscia viene mitigata da un riff potentissimo ed evocativo, di quelli che non si dimenticano.
(originalmente pubblicato il 29/05/09)
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