mercoledì 26 maggio 2010

Human Greed - Black Hill (2008)

(by Davide Cicciopettola)
Gran disco. Non ha nulla di spettrale, nè roboante, non ha esplosioni, squarci, nè tagli improvvisi. Piuttosto pulsa, costantemente. Appare all'ascolto come vivesse di suo, è organico nel divenire. Non è lugubre, mai, nè mai fortunatamente kitsch (cosa che capita spesso, invece, per dischi di quest'ambito, purtroppo). Qui tanto non accade perché, prima di tutto, ci si tiene a dovuta distanza da voglie di commento filmografico ed ambientazioni orrorifiche, e la base di partenza su cui il lavoro nasce e cresce è un ambient assai tradizionale, enoiano per certi versi, ma anche assai concreto per altri (una influenza del "Plight & Premonition" della coppia Sylvian/Holger Czukay potrebbe persino starci, almeno a livello di concezione compositiva); in termini, invece, di idee sonore il disco assume toni cupi, oscuri evidentemente, ma lo fa anche per il tramite di un arrangiamento che tende in modo deciso al sinfonico: tanto gli conferisce spessore, corpo, una pesantezza spesso opprimente eppure mai esclusivamente drammatica. Anzi, quando questo rischio appare nel divenire del disco, e lo sviluppo musicale sembra sedersi, ecco improvvisamente trovare inserito l'elemento giustapposto -una voce sovrumana, il pianto di un bambino, un disturbo imprevisto- che giunge a ridare tono, e mantenere il senso di organicità e pulsazione propria, caratteristico di questo disco. Non è utile, nè interessante, soffermarsi sui singoli pezzi, tanto più che si succedono l'uno dopo l'altro senza pausa nè discontinuità, e l'album potrebbe in questo senso essere ascoltato come un'unica lunga piece ambientale; e quel che sorprende, nuovamente, da questo punto di vista e di attenzione, è come il disco stesso -lungo- mai annoi, e semmai evoluisce con grazia assai leggera: una spiegazione valida potrebbe esser quella della presenza degli elementi acustici e da camera (quando il motivo di un pianoforte, quando il lamento d'un violoncello), oltretutto di gusto assai elegante (basti pensare a "Examination" e vengono a mente certi passaggi di modern classic eminentemente acustico in lavori di artisti emergenti come Max Richter o Sylvain Chaveau, specialmente laddove questi assumono accezioni più austere e profonde), ma anche affatto banale (senza scomodare i padri della musica minimalista, in certi passaggi a centro album, tra "Dalkeith Night" e "Freeview" si possono senz'altro trovare tracce e citazioni da Ryuichi Sakamoto o Alva Noto). Il tutto reso con un immediatezza d'impatto sinfonico degna della Penguin Cafe Orchestra in versione notturna e gotica. Darkambient "diligente", quindi, verrebbe da dire, sebbene con il timore evidente che contaminazioni così raffinate ma al tempo stesso atipiche, possano rendere l'opera spuria. Ed invece no. A raccontare così questo disco verrebbe da pensare ad un tomo gigantesco pregnante di informazioni e materiale scenico, mentre, invece, il gusto di rendere istanze senz'altro significative a livello intellettuale è sempre assai misurato, discreto, e così mai stanca nell'ascolto. Per fare un confronto con una pietra di paragone del genere, quale potrebbe essere "Hymnvs" di Hoedh, affermare che c'è una certa distanza da quel capolavoro è inevitabile, ma dichiarare che l'una e l'altra opera risultano parimenti interessanti non è scorretto. In entrambi i casi si parla di opere significativamente corpose, l'elemento enciclopedico e la conseguente "importanza" di Hymnvus qui decisamente mancano, ma in entrambi i casi è almeno pari l'elemento di "interesse": però ascoltando questo "Black Hill" non si avverte nemmeno la "classicità" dell'altro capolavoro, il che certo non è un male. Metaforicamente "Hymnvs" potrebbe essere la Treccani dell'universo darkambient, visto il suo peso specifico ma anche vista la sua netta formalizzazione classica e di rimando classicamente "di genere" (quando ciò poi ne costituisce evidentemente anche il limite); diversamente, ed a confronto, "Black Hill" è poco più che un Sussidiario, ma per lo meno può sfuggire in questo modo ai canoni più formali e presentare elementi nuovi, quindi non correre mai il rischio d'essere banale, ripetitivo o scimmiottare chiché già altrove sentiti. Non c'è clangore in "Black Hill", nè sferragliamento, nè sinistri cigolii; non c'è goticismo che rischia di divenire banalità; piuttosto c'è un'attenta composizione musicale di metodo classico resa bene con gusto moderno. Se "Hymnvs" è neo-classico nella sua maniera ferma ed austera di rendere oscuro il climax del disco (correndo sul pericolo del divenire "di maniera"), "Black Hill", parimenti intenso, sullo spesso sfondo di suoni regolarmente presenta svolazzi in chiaroscuro che lo rendono per certi versi quasi rococò. Sembra di ammirare un ritratto di Velázquez, se non addirittura una pietra tombale o una scultura funeraria, dato che più che ad una tela dipinta la sensazione di materia che s'avverte è talmente forte che l'elemento lapideo, o comunque manipolabile, diventa prevalente; e nemmeno la luce non può esser quella artificialmente spot d'un museo, quanto invece quella naturale del sole, accompagnata dalle lunghe ombre obliquamente tracciate nell'ora del vespro. Quel che colpisce, infine, è proprio il senso di profondità del climax riprodotto in quest'album, scolpito per l'appunto quasi a livello tridimensionale, ed al tempo stesso invadente, vivo, che sembra quasi stia a chiedere spazio. Ma lo fa senza fretta, nè violenza; in modo discreto eppure ineluttabile, e risoluto. Ed il peso e la forza che trasmette non lascia vie di scampo. Ha l'effetto di una nevicata di novembre, che colpisce improvvisa sulla foglia ancora verde: lenta, fitta, a falde ancora bagnate, ma lunga e copiosa, netta e decisa a coprire ugualmente ogni cosa, ogni luogo, ogni essere, della sua spessa coltre. Silenziosamente, scende come un muro dal cielo e tutto uniforma a sè, rende monocromatico e tutt'uno esseri e paesaggio, elemento che si mette in mezzo tra cielo e terra e fa sua ogni superficie, toglie scelte ed opportunità, e rende muti.

(originalmente pubblicato il 20/04/09)

2 commenti:

  1. Si può ancora chiedere quel link? :D con un po' di ritardo. Mi incuriosiscono ma non li trovo

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  2. Sì, certo, scrivimi a webbatici@gmail.com

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