Un colpo di coda dopo 5 anni di stop fu l'ultimo disco dei BTS, autenticamente entusiasmante. Come si suol dire, il tocco definitivo di Martsch e del suo songwriting, quasi una visione estraniata del mondo (vista anche la provenienza, lo sperduto Idaho) e, alla pari dei cugini Caustic Resin, profondamente radicata nel Neil Young più elettrico. L'apertura è già da urlo: Goin' against your mind è una lunga folata di vento battagliero, che indugia per 9 minuti nella stessa tonalità, ma nella quale succede un po' di tutto. Le sferzate chitarristiche del leader la fanno da padrone anche se le songs hanno sempre la precedenza, come nella dolente Traces, contrassegnata da uno splendido arrangiamento. Fra jingle jangle zuccherati (Liar, Saturday) e grintosi grunge (Conventional wisdom), agresti power-ballads (Gone, The wait) il disco scorre che è proprio un piacere, prima di pervenire alla sua vetta in Mess with time. Prima fase in minore arabeggiante, epica e drammatica: seconda fase dal ritmo ska e chitarre surf, un ibrido inaudito che rivela la grande, inguaribile dote dei BTS: una grande jam band.
(originalmente pubblicato il 17/03/09)
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