Il trionfo non dello shoegaze (un termine che ho sempre detestato, e che immagino ancora di più coloro che si vedevano appioppato questo terribilie appellativo), ma del pop-rock celestiale ed atmosferico, dei voli pindarici e delle soffici levitazioni. Il disco del mezzo per il quintetto british, che paradossalmente ne sancì la perdita di popolarità dopo il clamoroso esordio di un par d'anni prima, è un'antologia di ballads ad alto voltaggio in cui i gli efebici dualismi vocali fra Halstead e la Goswell erano la ciliegina sulla fragile torta fatta di stratificazioni chitarristiche, sballi eterei ma sempre nel segno di un pop diretto discendente dei sixties.
Perle assolute sono Altogether (arrangiamento lucido e song da pelle d'oca), When the sun hits (grintosa e risoluta nella sua innocenza), Alison, 40 Days.
Souvlaki è un dischetto bello pregno che mi riporta ai tempi delle scuole in cui questi ragazzi venivano osannati da Rockerilla, e che riflette perfettamente alcune tendenze della prima metà degli anni '90, di cui furono meteora brillante e luminosa.
Perle assolute sono Altogether (arrangiamento lucido e song da pelle d'oca), When the sun hits (grintosa e risoluta nella sua innocenza), Alison, 40 Days.
Souvlaki è un dischetto bello pregno che mi riporta ai tempi delle scuole in cui questi ragazzi venivano osannati da Rockerilla, e che riflette perfettamente alcune tendenze della prima metà degli anni '90, di cui furono meteora brillante e luminosa.
(originalmente pubblicato il 01/05/09
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