Il tempo non scalfisce minimamente le 2 opere d'arte principali dei SD, una nicchia di culto che forse negli anni non ha guadagnato neanche un fan in tutto il mondo, ma di certo neanche ne ha persi...
Escludendo le due raccolte dagli scaffali (che sono sfasatissime e fuori di testa, nel senso positivo of course...), restano i due monumentali LP che pubblicarono alla fine del loro cammino, giacchè erano contemporanei ed amici dei Dinosaur Jr.
Essendomi già spellato le mani per lo zenith finale The emotional plague, non posso che tuffarmi ciclicamente anche su questo debutto che al confronto forse era un po' più timido, ordinato e dimesso. Qui non ci sono le scollature filantropiche, le dilatazioni da sistema lunare che resero epocale il congedo. Ci sono comunque pieces evocative come Arabian song, Garden of your past, River Song, dico solo 3 titoli ad esempio; nella prima parte del disco ci si concentra sul songwriting con successo, in cui i SD sfornano ballads folk geneticamente modificate con il loro marchio inimitabile, le voci stonate, le chitarre riverberate e scordate ("non ci piace la forza normalizzatrice del basso"), e la svogliatezza di chi non ha nulla da perdere.
La seconda metà inizia un pellegrinaggio verso l'ignoto che culminerà con la peste emozionale: l'incubo lisergico di Hyacinth Girls, l'angosciante Ten Past Eleven, l'intramontabile Azure Dome e il gran finale di Strange Song. Un orgia impressionante di crescendo sonici fino al chiasso galattico, come una rottamazione agonica dei clichès del rock psichedelico.
Un po' l'equivalente moderno (e povero) dell'esplosione della villa di Zabriskie Point.
(originalmente pubblicato il 07/05/09)
Escludendo le due raccolte dagli scaffali (che sono sfasatissime e fuori di testa, nel senso positivo of course...), restano i due monumentali LP che pubblicarono alla fine del loro cammino, giacchè erano contemporanei ed amici dei Dinosaur Jr.
Essendomi già spellato le mani per lo zenith finale The emotional plague, non posso che tuffarmi ciclicamente anche su questo debutto che al confronto forse era un po' più timido, ordinato e dimesso. Qui non ci sono le scollature filantropiche, le dilatazioni da sistema lunare che resero epocale il congedo. Ci sono comunque pieces evocative come Arabian song, Garden of your past, River Song, dico solo 3 titoli ad esempio; nella prima parte del disco ci si concentra sul songwriting con successo, in cui i SD sfornano ballads folk geneticamente modificate con il loro marchio inimitabile, le voci stonate, le chitarre riverberate e scordate ("non ci piace la forza normalizzatrice del basso"), e la svogliatezza di chi non ha nulla da perdere.
La seconda metà inizia un pellegrinaggio verso l'ignoto che culminerà con la peste emozionale: l'incubo lisergico di Hyacinth Girls, l'angosciante Ten Past Eleven, l'intramontabile Azure Dome e il gran finale di Strange Song. Un orgia impressionante di crescendo sonici fino al chiasso galattico, come una rottamazione agonica dei clichès del rock psichedelico.
Un po' l'equivalente moderno (e povero) dell'esplosione della villa di Zabriskie Point.
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