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I cambiamenti ci possono stare, per carità; è giustissimo che un musicista cerchi di reinventarsi, di mettersi in discussione, di non restare ancorato alle stesse cose. Ma che passi da un genere originalissimo come il jazz-hardcore slintiano dei grandissimi EK ad un doom ultra-canonico, proprio non la metto da nessuna parte. Ciò non toglie che, per i fans del genere (e mi ci metto dentro anch'io), Flower of disease sia un disco validissimo, secco e compatto di hard-rock nero pece. Anzi, ricordo che un invasato Beppe Riva, ai tempi, sbandierava i Goatsnake come la diretta incarnazione dei primi Black Sabbath. E come dargli torto? Addirittura in certi pezzi compare l'armonica, e il pensiero vola diretto a The wizard...
Ma ciò non serve assolutamente a giustificare la perdita così netta di autonomia ed originalità musicale per un personaggio come Anderson.
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