Antologia che chiudeva il discorso sul terzetto di San Francisco, uscito qualche mese dopo il concerto d'addio. Nei 6 anni di vita pubblicarono una messe di singoletti, split, varie ed eventuali che, insieme a qualche inedito ed un paio di scherzetti andarono a riempire questo doppio cd.
Li seguii con attenzione ai tempi, anche se non sono stati rivoluzionari o particolarmente innovativi. Apprezzo tutt'oggi la loro miscela schizofrenica di math, slow-core e post-rock metallizzato e cervellotico. Curiosamente questa antologia tratta il loro lato meno sperimentale, trascurando in parte l'aspetto puramente slintiano del sound che dominava gli unici due dischi in studio realizzati fra il 93 e il 96, e concentrandosi su campi d'azione decisamente più melodici e immediati. L'influenza dei secondi Three Mile Pilot (con cui fecero anche uno split 7", da cui è estratta la prima traccia No one likes an old baby) aleggia più o meno ovunque; altrove vengono in mente gli Engine Kid (Cocktail Party, Disco party, Man from Lusk), altrove si cimentano in assurde ballads di malcelato candore (Fatal wound, John gest leftover again, Fatal E's).
Mutuate dal 3MP sound risaltano le splendide Fuck the hours, Three Long Piles, Water song, Five bucks on pumper no. 7, imbevute di quell'arrendevolezza malinconica tipica di Jenkins e Smith e degli spunti brillanti che resero grande un disco come Another Desert Another sea, anche se gli AMF erano meno barocchi e più spogli negli arrangiamenti.
Non mancano comunque passi falsi, cosa che in una compilation che comprendeva anche scarti è più che ovvia. Lasciandoli perdere, restano gli scherzetti di cui sopra che sono: la title-track che è un demo lo-fi di So Jesus was at the last supper, il cui tape sembra avere qualche problema di scorrimento e velocizzandosi diventa un pastone psicotico delirante. Putting the gay back in reggae è un furioso hardcore di un minuto che non si può prendere sul serio. The Ball window inizia come un techno-pop anni '80 ma poi in realtà è un flusso meccanico industriale con voce trattata in stile Helios Creed. Il collage sonico straniante di The Convent spazia dal concretismo al corrierismo cosmico. E le elucubrazioni apparentemente senza senso di Speed for Gavin e Shaggy Parasol potevano quasi indicare una strada diversa per il futuro, se non che devono proprio essere stati coinvolti in qualche lotta che li portò allo scioglimento...
Li seguii con attenzione ai tempi, anche se non sono stati rivoluzionari o particolarmente innovativi. Apprezzo tutt'oggi la loro miscela schizofrenica di math, slow-core e post-rock metallizzato e cervellotico. Curiosamente questa antologia tratta il loro lato meno sperimentale, trascurando in parte l'aspetto puramente slintiano del sound che dominava gli unici due dischi in studio realizzati fra il 93 e il 96, e concentrandosi su campi d'azione decisamente più melodici e immediati. L'influenza dei secondi Three Mile Pilot (con cui fecero anche uno split 7", da cui è estratta la prima traccia No one likes an old baby) aleggia più o meno ovunque; altrove vengono in mente gli Engine Kid (Cocktail Party, Disco party, Man from Lusk), altrove si cimentano in assurde ballads di malcelato candore (Fatal wound, John gest leftover again, Fatal E's).
Mutuate dal 3MP sound risaltano le splendide Fuck the hours, Three Long Piles, Water song, Five bucks on pumper no. 7, imbevute di quell'arrendevolezza malinconica tipica di Jenkins e Smith e degli spunti brillanti che resero grande un disco come Another Desert Another sea, anche se gli AMF erano meno barocchi e più spogli negli arrangiamenti.
Non mancano comunque passi falsi, cosa che in una compilation che comprendeva anche scarti è più che ovvia. Lasciandoli perdere, restano gli scherzetti di cui sopra che sono: la title-track che è un demo lo-fi di So Jesus was at the last supper, il cui tape sembra avere qualche problema di scorrimento e velocizzandosi diventa un pastone psicotico delirante. Putting the gay back in reggae è un furioso hardcore di un minuto che non si può prendere sul serio. The Ball window inizia come un techno-pop anni '80 ma poi in realtà è un flusso meccanico industriale con voce trattata in stile Helios Creed. Il collage sonico straniante di The Convent spazia dal concretismo al corrierismo cosmico. E le elucubrazioni apparentemente senza senso di Speed for Gavin e Shaggy Parasol potevano quasi indicare una strada diversa per il futuro, se non che devono proprio essere stati coinvolti in qualche lotta che li portò allo scioglimento...
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