venerdì 28 maggio 2010

Spokane - Little hours (2007)

Ai limiti dell'impalpabile, come ho letto da qualche parte, ambient-core. Gli Spokane rappresentano quell'ala estrema di gruppi acustici (anche se in realtà tutta la farina del sacco è immancabilmente di un solo uomo al comando, come quasi sempre in questi casi) che fanno della stasi irriducibili, della catalessi e della lentezza esasperante i loro vessilli propiziatori.
Alquanto prolifico, Alverson è songwriter capace di creare 10 pezzi diversi dallo stesso stampo in queste ore piccole; la spalla gentile sulla quale appoggiarsi è la voce squisita ed evocativa della Bowles, un'accoppiata che solo marginalmente si può accostare ai Low; qui non c'è sentore religioso, bensì un fatalismo fumoso che gira alla larga da qualsiasi stucchevolezza. La strumentazione è ovviamente scarnissima, chitarra acustica e piano tintinnato.
Menzioni speciali per Little careers, con un paio di spazzole a tenere in piedi la flebile melodia squarciata dalla slide. If there is hope, con violoncello rigoroso, armonia paralizzante da inverno pungente. Addendum è new-age per un faro notturno che illumina una costa deserta.
Un disco che lascia a bocca aperta, con il vantaggio ragguardevole di durare appena 40 minuti, al termine dei quali si resta letteralmente asciugati da ogni stress accumulato durante la giornata. E cosa ancora più importante, non annoia per nulla, impresa titanica per un genere inflazionato e abusato come lo slow-core.

(originalmente pubblicato il 14/05/09)

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